Benessere e guarigione: un integrazione simbolica

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Claude_Oscar_Monet

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A differenza di molte altre professioni, quella dello psicologo e dello psicoterapeuta rappresentano un ambito lavorativo che richiede un grande sviluppo esistenziale ed una notevole cultura di base. Il motivo di tale peso e insito nelle radici e nelle finalità di tale lavoro; la psicologia nel senso ampio del termine e utile a molti scopi, i quali coinvolgono l’individuo e la totalità della sua esistenza. Le tecniche psicoterapeutiche o i manuali clinici, ancor più rappresentano per “l’addetto ai lavori” delle guide e delle mappe sul come osservare il paziente. Viene spesso ripetuto di non categorizzare un cliente, di non etichettarlo attraverso la malattia o la richiesta di cui e portatore; questo risulta una cosa impossibile nei fatti, proprio perché e insito nella cultura stessa, nel linguaggio, nel pensiero trovare e predisporre categorie ed usarle. Ognuno di noi ben presto si troverà davanti ad un paziente, il quale avrà una richiesta di aiuto e ci porrà una domanda a cui noi dovremo rispondere. Cosa utilizzeremo per rispondere a questa domanda?  Le risposte sono immediate per un bravo studente: le evidenze date da trial clinici, test sperimentali, analisi di laboratorio oppure dalla semplice pratica clinica offertaci dalle infinite teorie psicologiche che ci vengono mostrate. Sappiamo anche che la validità e l’attendibilità di uno strumento psicologico ci indurranno a pensare che tale strumento e funzionale allo scopo, cioè e utile per ottenere i risultati sperati. Purtroppo validità e attendibilità, come del resto l’intuizione di eminenti studiosi dell’essere, non ci dicono in che direzione deve andare l’uomo per adempiere al proprio destino esistenziale. Qui si va ad occupare apparentemente lo spazio della mistica e delle religioni, forse e vero ma la finalità operativa della psicologia e inerente al benessere dell’uomo e della società: prevenzione e promozione di benessere; dove in primo luogo ci si interessa di benessere psicologico. Il termine benessere viene utilizzato dall’organizzazione mondiale della sanitaper esprimere il concetto di Salute (OMS 1974).

La definizione più recente e la seguente, inerente lo stato di salute mentale: “[…]benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni.

Con una lettura più attenta, viene da chiedersi: a cosa allude veramente la parola benessere? La funzione dell’uomo rispetto alla società, viene determinata dallo stesso in quanto membro del sistema sociale di cui fa parte; quindi cosa gli impone questa funzione? Cos’e una relazione matura e soddisfacente? Cosa si intende per partecipazione costruttiva? Etc…

Ognuno di questi concetti se sviscerati a fondo arriva al cosiddetto problema di semiosi illimitata, dove un segno diviene interpretante di un altro segno e cosi via in modo interminabile. Infatti non si arriva ad una soluzione definitiva ed univoca, dicendo all’uomo che per essere definito in “salute” deve attenersi a determinati comportamenti normativi. Ci sono forse infiniti modi di esercitare la propria “funzione” nella società, molti dei quali non sembrano affatto rispondere ai requisiti minimi di salute mentale. E comunque la finalità ultima di tutte queste regole e prescrizioni non sappiamo bene dove ci porterà e sicuramente nei prossimi secoli tali definizioni, come anche la carta di Ottawa, verranno modificate e ridefinite. La finalità riguarda un benessere a più ampio spettro, riguarda forse la società in toto ma allo stesso tempo riguarda l’individuo nella sua peculiare specificità, nei suoi pensieri e nelle personali rappresentazioni della realtà stessa. La liberta di pensiero rimane l’ultima possibile spiaggia illimitata a cui l’uomo moderno può attingere, quindi forse e proprio questo il punto essenziale su cui considerare la salute: nell’espressione della propria individualità. Come può procedere avanti per un addetto ai lavori, in un campo cosi caotico senza schemi di riferimento, ne teorie perfettamente dimostrabili e non falsificabili, infatti come ormai sappiamo bene da Popper in poi ogni teoria scientifica per essere definita tale deve poter essere confutata ergo deve essere falsificabile. Come può uno studioso o un clinico, che sia medico, psicologo o psicoterapeuta offrire il proprio contributo alla società?  L’unica risposta verosimile che ho trovato in questi anni e stata quella di smettere di interrogarsi e lasciare che sia la l’intuizione genuina e il buon senso a guidarci. Così le nostre “parti” razionali  troveranno una rassegnata definizione non animista per sentirsi parte dell’energia cosmica che chiamiamo volgarmente esistenza. Successivamente la conclusione a cui sono arrivato e stata che razionalità e il suo opposto vanno integrate e utilizzate insieme per proseguire il proprio cammino esistenziale.

Cercare le radici su cui la storia dell’uomo si sviluppa e soprattutto capire qual’ è la dimensione più verosimile su cui tali cambiamenti possono essere spiegati. Certo mi rendo conto che qualsiasi dimensione di lettura venga utilizzata, anch’essa rappresenta una categorizzazione, quantomeno si dovrebbe cercare di farla apparire una categoria più ampia possibile che abbracci e influenzi psiche, biologia, sociologia, storia, etica e molte altre discipline. L’impresa sembra essere titanica, alla stregua dei calcoli di previsione metereologica, che come sappiamo bene nonostante tutti gli sforzi, rimangono previsioni molto lontane dall’essere certe. Quindi cosa rimane da fare a noi “addetti ai lavori”, di fronte ad una persona che ci mostra in tutta la sua intimità la propria sofferenza? Come possiamo adempiere ad un così arduo compito?

Un’unica ed esaustiva risposta forse è impossibile da trovare, specie cercando nell’austerità di una biblioteca, ma forse una speranza esiste ed è ravvisabile come intuizione nello spirito animistico che permea le nostre radici storiche fin dall’antichità. Non voglio trattare argomenti quali anima, spirito e religione, ma da essi vorrei trarre l’idea dell’unicità dell’essere umano. Infatti secondo molte religioni abbiamo un anima che ci contraddistingue e “abita”. Con questo vorrei riflettere sul fatto che ognuno di noi, al di là della fisiologia e analisi statistica, porta dentro di sé un mistero, una unicità che nella storia è spesso stato etichettato come anima, ma le etichette non servono a spiegare ma soltanto a “contenere”. Il contenuto è ciò che a noi interessa e la domanda che ci dovrebbe interessare ancor di più è come arrivare a questo contenuto ignoto. Forse dovremo “denudarci” davanti alla presenza di una sofferenza, di una richiesta; spogliarci per un attimo da tutti i nostri pregiudizi, le nostre teorie, i nostri dogmi, dalla nostra scienza e ascoltare chi abbiamo di fronte rispettando la sua unicità. Portando fra le mani con cura e delicatezza, l’anima (se cosi ci piace chiamarla) della persona che ha scelto noi come sua guida. Le parole diverranno così note di uno strumento che suona simboli immortali. Infatti nelle metafore, nei simboli, nelle emozioni risiede questo linguaggio unico che ci contraddistingue e ci rede unici. E anche qui, la cura non potrà avvenire se non si cammina con il paziente e si comprende insieme, che la guarigione non è una meta ma un percorso.

Dott. Fabio Gardelli

Una risposta »

  1. Questo il blog giusto per tutti coloro che vogliono capire qualcosa su questo argomento. Trovo quasi difficile discutere con te (cosa che io in realt vorrei… haha). Avete sicuramente dato nuova vita a un tema di cui si parlato per anni. Grandi cose, semplicemente fantastico!

    • Ci tengo a dire che non sono “consigli” in senso stretto, ma riflessioni aperte che hanno lo scopo di non far morire di solitudine i nostri poveri neuroni, poco utilizzati a causa del continuo investimento in attività passive. E’ importatante aprirsi e con-dividere con l’altro da sè, evitando di rimanere chiusi nei propri spazi claustrofobici. Grazie per l’interesse dimostrato, spero prossimamente di nutrire allo stesso modo le vostre attese. 😀

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